L’ARCHITECNICO

Luigi Stabile

 

Giuseppe Luigi Stabile, nato a Polla il 1° ottobre 1900, è stato un disegnatore e progettista italiano.

Nel 1937 Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Movimento Futurista, lo definì “architecnico” per talento, nonostante la mancanza di una formazione accademica.

Stabile ha lavorato come disegnatore e architetto per gran parte della sua vita, durante la quale ha progettato e realizzato opere di architettura ed arredo, interessandosi anche di illustrazione e grafica.

È considerato l’ultimo futurista italiano ed è morto a Polla nel 2004, all’età di 104 anni.

L’ultimo futurista italiano

 Giuseppe Luigi Stabile, progettista, disegnatore ed artista futurista italiano, nacque il 1° ottobre 1900 a Polla, un piccolo paese della provincia di Salerno. Fin da giovane subì l’influenza dell’amico e scrittore futurista, Alfredo Trimarco, suo concittadino, dimostrando una spiccata passione per l’arte e il disegno.

Nel 1916, a soli sedici anni, si arruolò come volontario, più per allontanarsi dalla provincia che per convinzioni militariste. Fu assegnato all’Ufficio Cartografico dell’Aviazione come disegnatore prima a Chieti, poi nelle sedi di Milano, Bologna e Torino.

Durante questo periodo Stabile rafforzò l’amicizia con il fondatore del movimento futurista, Tommaso Marinetti, e da militare iniziò a frequentare Gabriele D’Annunzio.

Il Vate si incuriosì della personalità artistica di Stabile e tra loro si creò un legame che superò la semplice conoscenza.

 

 

 

 

 

Nel 1916, in occasione della morte in guerra dell’architetto Antonio Sant’Elia, autore del Manifesto dell’Architettura Futurista del 1914, i due ebbero un acceso dibattito: Stabile non condivideva le idee interventiste di D’Annunzio, fortemente sostenute da Marinetti e negli ambienti futuristi.

 Era fermamente convinto che la guerra fosse solo fonte di distruzione e niente poteva giustificare il carico di morte che si trascinava dietro. La morte di Sant’Elia fu il pretesto per evidenziare a D’Annunzio le ragioni delle sue idee.

Nel corso del tempo, tra i due intercorse una fitta corrispondenza, nella quale entrambi concordavano sull’importanza che l’arte dovesse avere un ruolo d’avanguardia, aperta alla sperimentazione e in costante evoluzione con le scoperte tecnologiche.

Per Stabile quel periodo lontano dalla provincia rappresentò un’esperienza intensa e formativa che gli permise di avvicinarsi e partecipare al variegato mondo del Futurismo e di conoscere molti dei suoi rappresentanti più noti, tra i quali Umberto Boccioni e Fortunato Depero.

 

 

 

L’amicizia

con Trimarco

 Terminata la guerra e fatto ritorno a Polla nel 1918, Stabile riprese la frequentazione con gli amici di sempre, tra i quali il poeta Alfredo Trimarco, con cui iniziò una collaborazione artistica dedicandosi alla caricatura e al disegno. Attraverso Trimarco ebbe modo di conoscere Libero Bovio, Le Corbusier e Umberto Boccioni, nonché Marcello Piacentini, del quale in verità espresse un giudizio critico.

L’amicizia con Trimarco lo avvicinò ancora di più al movimento futurista e nel 1922 divenne membro del Club Futurista Salernitano.  

Nel 1937 Trimarco e Stabile allestirono una originale mostra di caricature di tutti gli artisti delle compagnie cinematografiche della C.I.N.E.S. italiana e della Metro Goldwin Mayer, presso la Galleria Colonna di Roma, alla quale presenziò anche Marinetti.

 

L’Architecnico per Talento

 Nel 1927, il Comune di Polla gli affidò il progetto del Parco della Rimembranza, un’opera dedicata ai caduti della Grande Guerra, e che ancora oggi conserva la sua visione progettuale originale.

Tra il 1927 e il 1928 operò a Salerno disegnando le rifiniture esterne di palazzo Santono, al corso Garibaldi, progettato dall’architetto Matteo D’Agostino e dal professore romano Gino Coppedè. Con i medesimi professionisti, e sempre a Salerno, partecipò alla progettazione di Palazzo Barone alla via Indipendenza.

Negli anni ’30 collaborò con l’ing. Camillo Guerra alla realizzazione a Salerno del Palazzo del Governo, attuale sede della Provincia, disegnando la Torre dell’Orologio.

Sempre in quegli anni iniziò la collaborazione come disegnatore presso lo studio del famoso architetto napoletano, Luigi Cosenza, dove strinse una proficua e longeva collaborazione con l’ing. Lino Vota, che lo affiancherà negli anni a seguire, firmando anche molti suoi progetti.

 

 

 

 

Ma la vera svolta della sua carriera avvenne nel 1937, quando partecipò al concorso per la realizzazione di una chiesa nelle Paludi Pontine appena bonificate. La sua proposta, apprezzata da Marinetti, gli valse il titolo di “architecnico per talento”, espressione coniata dallo stesso Marinetti per sottolineare un talento raro, benché privo di formazione accademica.

Nel 1938, su commissione del comm. Gino Baldi di Firenze, realizzò a Polla la cappella pievana di S. Vincenzo e S. Teresa del B. Gesù.

Col dopoguerra Stabile iniziò la sua carriera di progettista: a Napoli progettò il bar pasticceria Fontana alla Riviera di Chiaia, a Battipaglia il bar pasticceria Granozio e si affermò come geniale progettista di ville e palazzi e complessi residenziali, come il Parco Schiocca a Vico Equense.

La sua fama si diffuse ben oltre i confini della provincia e il suo stile innovativo gli ha assicurato un posto nella storia dell’arte come l’ultimo dei futuristi del ‘900.

 

 

Il Cantiere
Qui Crea Sta

 Dal 1921 Stabile iniziò insieme al fratello la progettazione di elementi decorativi di alta qualità e dal design innovativo, fondando “il Cantiere”, una fabbrica destinata alla produzione di una sua linea di piastrelle, portali e ingressi in cemento e granito.

Ma col sopravvenire della guerra, nel 1943, la produzione cessò e Stabile decise di trasformare la fabbrica in uno studio di progettazione. Sulla porta d’ingresso un cartello accoglieva i committenti “Qui crea Sta”, un gioco di parole preso in prestito dal grande fumettista Sergio Tofano (1886 –1973), che firmava le sue illustrazioni con lo pseudonimo di “Sto”.

Qui Stabile concentrò la sua produzione artistica, dando vita alle sue creazioni circondato da schizzi, disegni e prototipi.  Il Cantiere “Qui Crea Sta” diventò un luogo di sperimentazione nel campo dell’arte e dell’architettura contemporanea, nel quale si incontrava con un gruppo di artisti locali, tra i quali, oltre l’amico Trimarco, il caricaturista pollese Italo Siniscalchi e lo scultore Amelio Roccamonte, anch’egli di origini pollesi ma nato a Buenos Aires nel 1927, seguace del grande Lucio Fontana, fondatore del movimento artistico denominato Spazialismo.

 

 

L’Architettura di Stabile: Sperimentare, abbellire e superare il volto dimesso della provincia

La sua attività progettuale continuò per molti anni, affinandosi nel corso del tempo e senza mai interrompersi fino agli ultimi anni della sua vita.

La sua produzione architettonica si avvicinò ai più importanti esponenti dell’Architettura del ‘900, quali Antoni Gaudì col suo Modernismo catalano, Le Corbusier col Razionalismo e Frank Lloyd Wright con l’Architettura organica.

Nelle sue realizzazioni, ma ancora di più nei suoi progetti, si ritrova tutto quanto assorbito nel corso degli anni, nelle sue varie frequentazioni, pervenendo ad una propria scrittura progettuale, autonoma ed originale, nonostante non sempre, anzi quasi mai, le opere realizzate rispecchino l’intento progettuale.

Nel 1980, Stabile ricevette la nomina di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, in riconoscimento del suo contributo all’architettura italiana

 

 

Nel 1999, gli fu conferita la nomina a Socio Onorario dell’Associazione Architetti e Ingegneri del Vallo di Diano.

La sua produzione è considerata l’ultimo esempio del Futurismo italiano, e il suo contatto epistolare con il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, dove era stato avviato il Centro Internazionale Studi del Futurismo, testimonia la sua influenza nella cultura italiana del XX secolo.

Giuseppe Luigi Stabile morì nel 2004 a Polla, all’età di 104 anni, ma la sua eredità artistica e architettonica continua ad essere apprezzata e meritevole di ulteriori studi e approfondimenti.

 

L'influenza dell'architettura futurista

 Stabile, pur non avendo mai incontrato personalmente l’arch. Antonio Sant’Elia, massimo esponente dell’architettura futurista, fu influenzato dal Manifesto dell’Architettura Futurista, di cui Sant’Elia fu estensore, pubblicato a Milano l’11 luglio 1914.

Delle enunciazioni del manifesto, Stabile sicuramente apprezzò lo slancio verso la modernità, il rifiuto della decorazione fine a se stessa, l’uso innovativo dei nuovi materiali da costruzione, quali il cemento, il ferro, il vetro, il cartone e la fibra tessile, e l’interesse per le macchine.

Stabile era certamente a conoscenza dell’opera di Mario Chiattone, un futurista moderato e amico di Sant’Elia. L’influenza dell’architettura futurista si palesa in modo significativo nella sua progettazione, principalmente nella ricerca di elasticità e leggerezza, nonché in uno stile architettonico moderno e innovativo che lo ha accompagnato nel corso di tutta la sua produzione artistica.

 

Le Suggestioni Liberty

 L’influenza dello stile Liberty si fa sentire in modo evidente nella produzione di Stabile.

L’Architecnico ha tratto ispirazione dalle suggestioni liberty di Antoni Gaudì, massimo esponente del modernismo catalano, mutuando dalla poetica gaudiana alcuni importanti elementi delle sue creazioni: la cura minuziosa dei particolari costruttivi, la predilezione per le forme curve e fantasiose, l’uso frequente del ferro battuto e del legno per gli arredi interni. Inoltre, Stabile ha saputo combinare la ceramica artistica vietrese con il cotto, utilizzando l’arte decorativa per creare pavimenti d’interni dalle suggestioni Liberty.

 

L’Architettura organica
  1. L’uso innovativo del calcestruzzo armato accomuna le realizzazioni e le progettazioni di Stabile alle opere dell’architettura organica di Frank Lloyd Wright. Probabilmente Stabile conosceva la famosissima “Casa sulla Cascata” del 1936, nella quale il maestro americano ricerca una totale fusione dell’architettura con la natura circostante, utilizzando sbalzi in calcestruzzo armato altrimenti impossibili.

    Negli ultimi anni della sua carriera, Stabile ricerca l’unità tra edificio e natura, tra interno ed esterno, sacrificando la funzionalità per ottenere aperture nei muri al fine di catturare scorci di paesaggio e luce. Tuttavia la sua visione non fu sempre compresa dai committenti, i quali spesso alterarono e snaturarono i suoi progetti nel corso della loro realizzazioni

Il Razionalismo

Nelle opere di Stabile si possono scorgere evidenti riferimenti al movimento razionalista di Le Corbusier, le cui peculiarità emergono chiaramente nei “Cinque punti per una Nuova Architettura”, enunciati dall’architetto svizzero: i pilotis, che sollevano l’edificio dal suolo; la pianta libera, resa possibile dall’uso di pilastri portanti; la facciata libera, che rispecchia la pianta libera in verticale; la finestra a nastro, utilizzata da Stabile in molti edifici; il tetto-giardino, trasformato da Stabile in terrazzi fioriti.

L’Architecnico, senza dubbio, conosceva Villa Savoye a Poissy di Le Corbusier, capolavoro di sintesi architettonica e manifesto dell’opera di Le Corbusier . Come l’architetto svizzero, Stabile era un amante del béton armé, del doppio volume e della promenade architecturale, che enfatizza il dialogo tra spazio interno ed esterno.

 

La Grafica

 Stabile, artista poliedrico, ha sempre coltivato la passione per il disegno, una forma d’arte che ha influenzato anche la sua produzione architettonica. La sua formazione giovanile come caricaturista lo ha portato a sperimentare l’uso innovativo della grafica, a cui ha sempre dato grande importanza. Nel 1931, Fortunato Depero pubblicò il “Manifesto dell’arte pubblicitaria”, che sicuramente Stabile ha avuto modo di conoscere e apprezzare. In effetti, ha adottato l’approccio sintetico, espressivo e colorato di Depero nella sua produzione, utilizzando l’immagine come mezzo per esprimere concetti in modo essenziale. Dalla firma identificativa “Sta” alla copertina della rivista “Musica Leggera” del 1941 e al logo del periodico “Le pagine di Erò” disegnato nel 1998, la grafica ha sempre rappresentato un aspetto fondamentale della sua produzione artistica.

Bibliografia
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  16. VINCA MASINI L., “L’arte del Novecento, Dall’Espressionismo al Multimediale”, Giunti, 1989.

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