AVELLARIO FAMIGLIA DE LUCA

 

 

Avellario della Famiglia De Luca, Cimitero di Polla, progetto realizzato, 1976.

L’edicola funebre… descrive l’umana esistenza sulla terra, sotto il cielo, tra la vita e la morte… L’imago mundi porta in presenza la struttura essenziale del mondo con una spiegazione che aiuta ad accettare la condizione del nostro “esserci”. Diventa possibile così abitare il mondo come esso è. Nella tomba tutto quello che è locale e temporale viene oltrepassato e la struttura essenziale si manifesta in forma pura ed eterna. Così anche le sofferenze e i travagli possono essere sopportati, e così si abita la morte. Questo è possibile quando si comprende che tutto quel che è passato altro non era che una scintilla dell’ordine eterno che permane”. (Christian Norberg-Shulz La tomba Galli in “Carlo Scarpa 1906-1978”- a cura di Francesco Dal Co e Giuseppe Mazzariol, Milano, Electa 1984.)

La Cappella, che l’architecnico progetta per la Famiglia De luca, è coeva dell’Avellario della Famiglia Liguori, ma è diversissima nelle linee, nell’architettura e nell’uso dei materiali, riprendendo alcuni suoi studi maturati negli anni dove elabora il concetto di avellario come “mausoleo-sacrario” di famiglia.

Qui la ricerca si orienta verso una monumentalità essenziale, derivante sostanzialmente dall’uso del granito (il porfido rosso) contrapposto al ferro battuto nero e all’intonaco bianco: nessuna concessione alla leggerezza, evidenziato dall’intera composizione architettonica e dalla scelta dei materiali, che rende materialmente tutto il peso del grande dolore della famiglia, derivante dalla perdita di un figlio amatissimo morto in giovane età, e al quale è idealmente dedicata la cappella.

Tra i tanti disegni che compongono il ricco archivio dell’architecnico, sono stati trovati questi studi per un inginocchiatoio in legno, da realizzare proprio per questa cappella che purtroppo è rimasto solo come studio e non realizzato, ma è evidente un gusto ricercato per le forme curve e sinuose in netto contrasto alla monolitica e austera architettura.

Anche qui lo Stabile ricerca la struttura essenziale, dove abita la morte nella tensione verso l’Assoluto, che solo può ridare senso alla vita e alla morte.

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