LE AUTOMOBILI di “STA”
Le automobili di “Sta”
Nel manifesto de “Le Futurisme” pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909, al punto 4 leggiamo: “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile (*) da corsa, col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile (*) ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”.
Velocità, dinamismo, simultaneità sono i nuovi paradigmi a cui si attengono le avanguardie artistiche. Tutta la produzione iniziale degli artisti futuristi si caratterizza per un’entusiastica celebrazione delle macchine ed in particolare dell’automobile da corsa, del treno e della motocicletta. Le rappresentazioni pittoriche hanno spesso per oggetto i nuovi veicoli inseriti in un contesto urbano, e la città diviene il vero fulcro del cambiamento, con i suoi rumori e le sue strade brulicanti di automezzi; gli incontri diventano “impersonali”, l’estrema mobilità delle persone non consente soste e conoscenze. È la “Città nuova” di Antonio Sant’Elia, “La città che sale” di Umberto Boccioni, “Costruzioni per una metropoli moderna” di Mario Chiattone.
Fortemente influenzato dal clima futurista di esaltazione delle macchine, Stabile progettò e realizzò, presumibilmente nel secondo dopoguerra, due modelli di automobili, una utilitaria, di cui eseguì un modellino ed un prototipo, ed un’auto da corsa, di cui conserviamo solo un disegno, da lui stesso illustrate in una nota descrittiva del luglio 1986 (Fig. 1).
L’utilitaria (Fig. 2) è concepita come un piccolo veicolo decappottabile, dalle forme squadrate e straordinariamente simile alle attuali macchine elettriche. Nella suddetta nota descrittiva, Stabile scriveva “Sull’estro creativo, che trasfuso nell’agibile Modello su Strada, realizzante l’auto più piccola del mondo, c’è l’attestatami utilità, elogiatami dal Direttore Generale della Motorizzazione che additandola all’attenzione dei collaboratori, espresse l’augurio di omologarne personalmente il Prototipo. Premessa del successo e pertanto proponibile all’attenzione dell’alta competenza automobilistica del mondo”. L’auto “più piccola del mondo” fu siglata e brevettata come “micro-sta”: ci viene in aiuto la descrizione che ne fa un articolo di giornale, presumibilmente coevo alle fotografie, che commenta: “Concepita per l’utenza economica e proporzionata alla dimensione d’uomo (ml. 2,10 – h 1,10 – h 1,08), la biposto a quattro ruote è parcheggiabile in soli tre metri quadrati di spazio. Stilisticamente ispirata e modellata al guscio della tartaruga, … priva di sportelli, è provvista di agibili varchi di accesso, realizzati dall’automatica retrattile apertura parabolica a cannocchiale…”. Il sistema di scorrimento degli sportelli, l’ideazione di un sistema antiurto per la scocca, l’idea di una guida senza targa e senza patente, la facilità nel parcheggio, precorrono di molti anni il micro trasporto cittadino, le attuali city-cars.
Il progetto fu inviato alla Segreteria Generale della FIAT SpA, come testimonia una lettera del 22 luglio 1986, nella quale si prendeva atto della documentazione inoltrata. Un anno dopo la Direzione Tecnica Brevetti della FIAT-Auto risponde restituendo il materiale documentale, ringraziando ed elogiando l’idea originale e geniale, e precisando però che nei programmi di FIAT-Auto “non erano previsti lo studio e lo sviluppo di veicoli per il trasporto persone finalizzati unicamente ad avere le minime dimensioni possibli”. (Fig. 3).
L’auto da corsa, denominata Fuori-serie “Sta” (Fig. 4), di cui conserviamo un disegno tecnico non completato, è assimilabile alle realizzazioni dei progettisti che hanno fatto grande il design italiano dell’automobile: Battista Pininfarina, Giorgetto Giugiaro, Nuccio Bertone. Stabile cita nella nota descrittiva “in fotocopia – L’omaggio della FUORISERIE, modellata alla velocità, che l’avv Agnelli sa imprimere all’ammodernamento degli impianti di produzione, alla stilistica patrimoniale della FIAT. Oggetto studiabile per ricavarne la personale”.
Non avendo Stabile trascurato alcun ambito della progettazione, queste due creazioni testimoniano ancora una volta il suo grande talento, e ci inducono a credere che se esercitato anche nel campo del design di autoveicoli, tale talento avrebbe prodotto ottimi frutti.
Nota (*): automobile nel Manifesto del Futurismo sostantivo maschile